Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 7 giugno 2011 Non c’è ombra di dubbio che anche la sesta edizione trentina del Festival dell’economia ha rappresentato un grande successo sia per la complessità e la qualità degli eventi, sia per la diretta partecipazione dei cittadini, non solo trentini e sudtirolesi, ma anche da molte altre regioni (e in qualche caso anche dall’estero). Questo è un segnale importante per comprendere come esista una forte domanda di conoscenza, di informazione scientifica e di formazione culturale, e che, quando viene offerta una risposta adeguata, molti cittadini sono pronti a coglierla positivamente ed a prendere parte attivamente. Ed è essenziale che – al di là della prioritaria denominazione ufficiale – al Festival venga promossa la partecipazione non solo di economisti,.ma anche di sociologi, giuristi, politologi, storici, antropologi, e di cultori di altre discipline scientifiche, in un approccio interdisciplinare e multidisciplinare che arricchisce il dibattito e ridimensiona i rischi di visioni troppo unilaterali (specialmente in un’epoca in cui le scienze economiche sono sottoposte ad un forte vaglio critico rispetto ai catastrofici eventi mondiali degli ultimi anni). La stessa partecipazione di alcuni esponenti politici è stata influenzata da questo approccio critico e problematico: penso alla grande questione dell’immigrazione e all’intervento sia di Emma Bonino, forte di una significativa esperienza anche internazionale, sia del ministro leghista Maroni, che ha dovuto riservare ad una successiva iniziativa di partito i toni più propagandistici, dedicando invece al Festival una riflessione più pacata e riflessiva. Da ultimo, ma non ultimo per importanza – visto che sono il tramite essenziale con un’opinione pubblica più ampia -, va anche rilevato il ruolo importante che hanno svolto i direttori dei quotidiani locali e molti altri giornalisti, diventando gli interlocutori primi dei vari docenti e contribuendo a facilitare l’accostamento dei molti cittadini interessati anche a tematiche spesso complesse e di non facile divulgazione. Ovviamente – e non potrebbe essere altrimenti – essendo stati promossi decine di appuntamenti (spesso in contemporanea o in rapidissima successione), ci sono state molte luci e anche qualche ombra, ma è davvero miope ridurre polemicamente un evento di tale ricchezza e complessità, che si rinnova ormai da sei anni con un riconoscimento crescente, ad una “passerella”, come ha incautamente dichiarato un politico locale, forse geloso di tanta partecipazione popolare. Dopo questa sintetica riflessione sul passato di questi primi sei anni, mi sento di fare “in punta di penna” una proposta per il futuro, e cioè per l’edizione del prossimo anno 2012. Mi rivolgo prima di tutto ai benemeriti promotori del Festival: l’editore Laterza, l’economista Boeri, il presidente dell’Università Cipolletta, oltre che naturalmente al presidente della Provincia Dellai e all’assessore alla cultura del Comune di Trento Maestri. Ma mi rivolgo pure all’attenzione dei tanti cittadini che anche quest’anno, come negli anni scorsi, hanno partecipato al Festival soprattutto apprezzando la capacità di rapportare i temi in discussione alle questioni più rilevanti sul piano nazionale, europeo e anche mondiale. L’anno prossimo, nel 2012, saranno passati quarant’anni dalla prima Conferenza mondiale sull’ambiente, che si tenne a Stoccolma nel 1972, a cui poi seguirono nel 1987 il Rapporto Bruntland sullo “sviluppo sostenibile”, la nuova Conferenza mondiale di Rio de Janeiro nel 1992 e dieci anni dopo, nel 2002, l’ultima Conferenza mondiale sull’ambiente di Johannesburg in Sudafrica. A cadenza di dieci anni (ma intervallate da molte altre conferenze mondiali, soprattutto sui cambiamenti climatici), anche l’anno prossimo l’Onu dovrebbe promuovere la nuova Conferenza mondiale, probabilmente in Brasile. Il 2012 sarà dunque un anno cruciale per la questione ecologica sul piano mondiale, sia nel ricordo del quarantennale della prima conferenza di Stoccolma, sia per le nuove sfide del “futuro sostenibile” che sono davanti all’intero pianeta Terra nel rapporto tra sviluppo economico e sostenibilità ecologica. Del resto, il 1972 era stato anche l’anno di pubblicazione, per conto del “Club di Roma” fondato da Aurelio Peccei (un grande industriale diventato ecologista ante litteram), del rapporto su “I limiti dello sviluppo”. In realtà, il titolo in inglese recitava più esattamente “The limits to growth”, facendo riferimento al concetto di “crescita” più che di sviluppo. Un rapporto che ha poi dimostrato anche i suoi deficit previsionali, ma che all’epoca aprì per la prima volta in modo dirompente sul piano internazionale un dibattito scientifico e culturale destinato ad attraversare i decenni, fino ai nostri giorni. Questi scarni riferimenti fanno capire l’enorme attualità, e la portata davvero internazionale, che potrebbe avere la decisione del comitato promotore di dedicare il Festival del 2012 al tema “economia ed ecologia”, affrontando tutti gli aspetti e le problematiche dello “sviluppo sostenibile”, meglio ancora del “futuro sostenibile”, in tutte le loro dimensioni: economiche, ecologiche, sociali, storiche, politiche, antropologiche, culturali, ma anche letterarie e giornalistiche, oltre che filosofiche e persino teologiche. Una proposta che mi auguro possa essere ascoltata. Marco Boato
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